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Visita a Poggio di Camporbiano: il nostro racconto

Visita a Poggio di Camporbiano: il nostro racconto

Visita a Poggio di Camporbiano: il nostro racconto

Essere una buona cooperativa di consumatori critici vuol dire anche conoscere il più possibile i propri produttori, i loro metodi di coltivazione e allevamento, vedere con i proprio occhi da dove viene il proprio cibo, poter fare domande dirette e avere risposte chiare ed esaustive. È quello che abbiamo fatto lo sabato 15 ottobre con Poggio di Camporbiano: noi da un lato, un bel gruppo di Mangioni curiosi e interessati, il nostro cicerone Fabio dall’altra, che per ben 4 ore, piacevolissime, ci ha portati in giro tra terreni, stalle e impianti di lavorazione.
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Questa bellissima esperienza agricola si avvicina al traguardo dei 30 anni di attività: il primo nucleo del progetto si è stabilito in queste belle vallate a 500 metri s.l.m. nel 1988, arrivando dal Piemonte. Oggi Poggio di Camporbiano lavora su 125 ettari di terreni e altrettanti di bosco, sostenta 15 persone che vivono sul posto e altri 13 lavoratori. Non c’è un proprietario: l’attività si è strutturata come cooperativa in cui l’investimento iniziale resta vincolato al progetto. La vita è comunitaria, si mangia insieme, si prendono le decisioni all’unanimità, si fa cassa comune invece di darsi uno stipendio.
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Una delle particolarità di Poggio di Camporbiano rispetto a tante altre piccole e medie aziende agricole della provincia è la grande diversificazione della produzione: Si coltivano, con metodo biodinamico, ortaggi, che vengono distribuiti nella vendita diretta (anche da noi, come sapete) e in parte trasformati in azienda, cereali, semi di girasole, che viene interamente trasformato in un olio estratto a freddo di ottima qualità, alcuni tipi di frutta. Si produce miele, in assoluto rispetto delle api, a cui viene lasciata la loro scorta alimentare, latte, yogurt e formaggi da mucche e capre, che da quello che abbiamo potuto vedere sembrano passarsela davvero alla grande.
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Questa grande diversificazione, propria delle fattorie di una volta, permette di far fronte a condizioni ambientali avverse e fluttuazioni di mercato più facilmente che in altre aziende più specializzate e improntate sulla monocoltura. Fabio ci raccontava di molti loro vicini che nella siccità del 2013 hanno perso moltissimo del loro raccolto, ricevendo poi sovvenzioni statali per compensare le perdite, cosa che qui non è successa: anche se una o più produzioni vanno male, ce ne sono sempre altre che vanno all’opposto. Come ben sappiamo poi, la biodiversità è una ricchezza anche per l’ambiente e per chi ci vive.
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La visita alle stalle è certamente la parte più bella della gita: nonostante il pomeriggio soleggiato che ci ha accompagnati, gli acquazzoni avevano imperversato fino a poche ore prima, quindi le mucche e i vitelli se ne stavano tranquilli nei recinti al coperto, camminando liberamente sul pavimento ricoperto di paglia e brucando il fieno a loro disposizione tutt’intorno. Tante mucche diverse, di ogni età, senza catene al collo e con tanto pascolo a disposizione. Mucche che non hanno mai visto un antibiotico e che sono state sempre curate con metodi naturali imparati da un anziano del luogo. Che vivono a lungo e bene.
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Nel latte di una mucca passa tutto questo: se non mangia come una mucca naturalmente dovrebbe mangiare, questo influirà sulla qualità del latte, come anche le eventuali condizioni di vita stressanti, i farmaci che assume, e tante altre condizioni. In un’azienda a circuito chiuso come Poggio di Camporbiano, dove tutto è prodotto in azienda, c’è pieno controllo rispetto a ciò che le mucche mangiano: non c’è il rischio, come nei pastoni industriali somministrati negli allevamenti intensivi, di ritrovarsi nel latte, tra le altre, sostanze tossiche come il DDT, permesso in agricoltura in tanti paesi produttori di mangimi. E anche senza arrivare a tanto, residui di erbicidi e pesticidi concessi anche qui da noi.
Le mucche, a Camporbiano, vengono fecondate naturalmente dai tori, e partoriscono da sole, senza bisogno dell’aiuto che invece hanno gli animali tenuti a catena, che non sviluppano i muscoli necessari per il parto. Tutto il contrario, insomma, di quello che forse qualcuno di voi avrà visto di recente in questa trasmissione in tv.
La tecnologia però non è certo esclusa da Poggio di Camporbiano, viene semplicemente utilizzata dove serve: ad esempio nella sala di mungitura, dove il latte di ogni mucca viene analizzato ogni giorno, per controllare le differenze rispetto al giorno prima e rilevare se potrebbe arrivare qualche mastite, se sta sopraggiungendo il calore, e molto altro. Nonostante il latte non venga sterilizzato, non è mai stata trovata traccia di listeria, di escherichia coli o di altri patogeni pericolosi.
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Visitiamo anche la stalla delle capre, che godono delle stesse condizioni, lo stabilimento di lavorazione del latte, quello di trasformazione dei cibi, da cui esce un odore di biscotti irresistibile, il capannone con i macchinari per la pulizia del grano e la sala delle macine a pietra. E concludiamo con una merenda deliziosa a base di prodotti dell’azienda, tra cui il caffè, una new entry figlia di un progetto parallelo nato da poco in Brasile, dove gli stessi creatori di Poggio di Camporbiano stanno coltivando, alternandosi, degli appezzamenti di terra, sperimentando una coltivazione sostenibile anche in quelle terre così generose, ma martoriate dai colossi dell’agroindustria mondiale.

Siamo contentissimi di poter collaborare con una delle realtà agricole più significative di questo territorio. Conoscerli meglio ci fa apprezzare ancora di più le loro verdure o il loro latte. Vi ricordiamo che in bottega trovate le verdure sfuse di Camporbiano tutti i giorni, oltre a diversi prodotti trasformati, come l’olio di girasole, le gallette di farro, le conserve, e altro ancora. E che potete ordinare cassette di verdure grandi e piccole, latte, formaggi e yogurt di mucca e capra per le consegne di lunedì pomeriggio e giovedì mattina, in bottega e al Mo.Ma.Market. Ordinate qui dal sito, oppure passate a trovarci!
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