6,20€
Riso Carnaroli semintegrale biologico.
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QUANTITÀ: 1 kg sottovuoto
AZIENDA: Azienda Agricola di Rovasenda Biandrate Maria
PROVENIENZA: Cascina Teglio – Rovasenda (VC)
IL RISO CARNAROLI
È considerato il “principe dei risi”, il primo che si associa all’idea di un risotto, “nasce nell’acqua di baraggia e muore nel buon vino vercellese”.
Su disposizione di decreti ministeriali delle politiche agricole diversi risi possono fregiarsi di questo nome (oltre alla pianta classica di Carnaroli, anche le varietà Carnise, Karnak, Carnival), la produzione aziendale si concentra sulla varietà classica identificata nel 1945 dall’incrocio con le varietà di riso Vialone e Lencino. Questo chicco ha una particolare tenuta alla cottura ed è molto richiesto dai ristoratori.
È largamente utilizzato, senza distinzioni regionali, per amalgamare i sapori più diversi. È un riso lungo di tipo japonica appartiene alla classe del riso superfino le sue grandi dimensioni e l’alta percentuale di amilosio assicurano una bassa collosità e un’ottima tenuta alla cottura.
Ha inoltre una grande capacità di assorbimento; questa caratteristica lo rende ideale per risotti ben sgranati e per insalate di riso.
Il riso superfino ha i chicchi grossi ed allungati e si cuoce in un tempo variabile tra i 25-30 minuti.
AZIENDA AGRICOLA DI ROVASENDA BIANDRATE MARIA
Maria Rovasenda prende la gestione dell’azienda agricola di famiglia, attiva dagli anni ’70, nel 1995, individuando come strada futura una coltivazione sostenibile del riso vercellese, che oggi l’azienda coltiva su 89 ettari di terreno.
La transizione vera e propria verso il biologico a tutti gli effetti inizia nel 2008, per poi arrivare ad avere il marchio biologico su tutte le confezioni nel 2019. L’azienda è impegnata in collaborazioni con le Università di Milano e di Torino per la ricerca di tecniche che permettano un “vero biologico” in ambito risicolo. Aderisce al progetto RisoBioSystem che prevede l’organizzazione di gruppi di lavoro, le sperimentazioni in pieno campo, la raccolta di dati, l’individuazione di nuove pratiche agronomiche e una collaborazione coordinata fra i gruppi di lavoro.
Il piano di rotazione colturale, previsto dal regime biologico, è programmato in quinquenni, permettendo annualmente di destinare circa 40 ettari alla coltura del riso; alla coltura principale si alternano la soia, di altre leguminose (come la veccia villosa) ed erbai (loietto, triticale, festuca), oltre al grano saraceno.