10,80€
Farina integrale di grano saraceno biologico.
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QUANTITÀ: 1 kg
AZIENDA: Azienda Agricola di Rovasenda Biandrate Maria
PROVENIENZA: Cascina Teglio – Rovasenda (VC)
IL GRANO SARACENO
La coltivazione biologica del Grano Saraceno ci ha dato ottimi risultati, con le arnie lasciate sul bordo degli appezzamenti dedicati a questa coltura che hanno favorito l’impollinazione e la buona produzione.
Il grano saraceno (Fagopyrum esculentum) con la caratteristica forma del chicco a tetraedro di colore marroncino/verde, è un ottima alternativa al riso sia per la coltivazione con sistema biologico che per l’impiego alimentare come cereale senza glutine.
Si contraddistingue per il suo sapore acuto leggermente amarognolo, per questo si consuma principalmente nelle minestre di verdure o con legumi, ma anche asciutto cucinato come insalata, o per secondi per esempio crocchette vegetariane.
La granella raccolta viene lavorata per tornare in azienda ed essere insacchettata in forma di farina integrale e farina bianca. La farina integrale si presenta di colore grigio, è ricavata sia dal seme decorticato che non ed utilizzata per la preparazione della polenta taragna, della polenta saracena, delle crespelle e della pasta alimentare, come i famosi pizzoccheri, e per vari tipi di impasti se mescolata ad altre farine.
La farina è consigliata per polenta, pasta, crespelle, impasti non lievitati.
AZIENDA AGRICOLA DI ROVASENDA BIANDRATE MARIA
Maria Rovasenda prende la gestione dell’azienda agricola di famiglia, attiva dagli anni ’70, nel 1995, individuando come strada futura una coltivazione sostenibile del riso vercellese, che oggi l’azienda coltiva su 89 ettari di terreno.
La transizione vera e propria verso il biologico a tutti gli effetti inizia nel 2008, per poi arrivare ad avere il marchio biologico su tutte le confezioni nel 2019. L’azienda è impegnata in collaborazioni con le Università di Milano e di Torino per la ricerca di tecniche che permettano un “vero biologico” in ambito risicolo. Aderisce al progetto RisoBioSystem che prevede l’organizzazione di gruppi di lavoro, le sperimentazioni in pieno campo, la raccolta di dati, l’individuazione di nuove pratiche agronomiche e una collaborazione coordinata fra i gruppi di lavoro.
Il piano di rotazione colturale, previsto dal regime biologico, è programmato in quinquenni, permettendo annualmente di destinare circa 40 ettari alla coltura del riso; alla coltura principale si alternano la soia, di altre leguminose (come la veccia villosa) ed erbai (loietto, triticale, festuca), oltre al grano saraceno.